Ovverosia, come affrontare i temi dell’origine della vita e della sessualità con i bambini.

Perché parlare di sessualità ai bambini?

Si potrebbe obiettare che, benché un tempo non si parlasse di questo argomento con i figli, tutti si siano arrangiati a metterlo in pratica.

In risposta a tale potenziale obiezione esistono almeno tre riflessioni:

  1. In passato i bambini non erano sottoposti alla gran quantità di stimoli sessuali, oltretutto proposti in maniera impropria ed in età molto precoce, di oggi (tv, internet). Essi rischiano, quindi, di imitare i modelli così appresi.
  2. Un’educazione sessuale può consentire un più equilibrato sviluppo della sessualità ed una minore incidenza dei disturbi relativi a questa sfera (ad es., stupri, gravidanze in età precoce, aborti, patologie quali aids, papilloma virus che è correlato allo sviluppo di tumore all’utero).
  3. Parlare ai bambini di argomenti relativi alla sessualità, in famiglia e a scuola, infonde loro la sicurezza di poter affrontare questi temi con gli adulti di riferimento. Questa possibilità di comunicazione consentirà al bambino di confidarsi nel caso vivesse situazioni di rischio (es. di abuso)

 

Quando parlarne?

Il momento più azzeccato corrisponde a quello in cui il bambino ci pone una domanda.

Il modo più azzeccato è quello più veritiero: rispondere con un non so, cambiando discorso, dicendo che se ne parlerà quando sarà più grande serve solo a confonderlo, a trasmettergli il sospetto che si tratti di un argomento, per qualche motivo, malefico o a farlo sentire in colpa per quello che ha chiesto o, eventualmente, provato.

Così facendo non cancelleremo le pulsioni nei nostri figli ma comunicheremo loro che con noi non possono parlare di quello che sentono.

I bambini, allora, si arrangeranno: rivolgendosi a qualche altro adulto, se disponibile, a qualche fratello o amico più grande. Il rischio è che raccolgano qua e là informazioni e le ricompongano in maniera confusa.

Per questo è importante rispondere con sincerità alle domande dei bambini, utilizzando, tuttavia, un linguaggio adeguato all’età: che non ricorra a termini troppo complessi, espressioni troppo vaghe (es. “Il papà e la mamma stanno vicini vicini e …”; “l‘ape…il fiore…”) o a volgarità.

Con serenità e tranquillità si può parlare di tutto, anche di questioni drammatiche come lo stupro e la prostituzione.

Vi sono aspetti che il bambino ignora o a cui non è interessato. Ed è inutile parlarne.

Tuttavia, è importante fornirgli, preventivamente, alcune informazioni necessarie alla sua tutela.

Ad esempio, quella relativa all’esistenza del divieto tassativo e assoluto di toccare i suoi genitali. Divieto valido per qualunque persona diversa da quelle che solitamente si prendono cura di lui (mamma, papà, nonni, medico durante le visite). Anche questi adulti, però, sono autorizzati ad entrare in contatto con le parti intime del bambino solo per le necessarie pratiche di cura e igiene. Pratiche che richiedono solo pochi secondi.

Questa informazione diventa strumento di autotutela per il bambino nel caso dovesse trovarsi in situazioni di rischio di molestia sessuale.

Non possiamo controllare i nostri figli in ogni momento e ambito della loro esistenza: non sarebbe umanamente possibile né salutare per il loro processo di crescita e acquisizione di autonomia. E’, perciò, importante fornire loro queste nozioni.

I minori vittime di molestie sessuali provano, infatti, confusione: “E’ colpa sua o è colpa mia?… sta facendo qualcosa di brutto o non è niente di male?”.

Se, invece, fossero certi che il molestatore sta violando un divieto assoluto avrebbero più probabilità di sottrarsi all’abuso o di denunciarlo.

Si affermava, sopra, l’utilità di chiarire che anche chi si prende cura dei bambini, famigliari compresi, deve limitare allo stretto necessario il contatto con i loro genitali.

Lo scottante tema delle molestie perpetrate all’interno della cerchia delle conoscenze famigliari rende doverosa questa precisazione.
Potrebbe sembrare molto arduo trasmettere queste nozioni ai bambini. In realtà, si tratta di saper cogliere un’occasione, tra le varie che si presentano.

A titolo esemplificativo vorrei riferire un’esperienza autobiografica.

Quando ho ritenuto che fosse ora che i miei figli si occupassero da soli della loro igiene intima, essi hanno espresso delle lamentele, motivate in parte dalla pigrizia e in parte dal fastidio di dover, in qualche modo, entrare in contatto con i propri escrementi. Io ho insistito spiegando loro che era importante che fossero anche in questo ambito autonomi, non solo perché ormai erano grandicelli ma anche perché i loro genitali sono parti del corpo assolutamente private e toccarle è tassativamente vietato a chiunque. Per garantire il rispetto di questo divieto era, dunque, bene che fossero loro stessi a prendersi cura del proprio corpo. Ho anche aggiunto che se qualcuno avesse dovuto mai violare questo divieto ne saremmo dovuti essere immediatamente informati io o il papà. Il modo in cui hanno reagito a questa informazione è stato di totale tranquillità (“Abbiamo capito mamma!”).

Ho avuto la sicurezza che il messaggio fosse stato assimilato qualche settimana dopo, in piscina. Nell’aiutare mio figlio maggiore ad asciugarsi, gli ho toccato i genitali e lui mi ha ricordato: “Mamma, nessuno può toccare le mie parti intime”.

Non ho potuto che convenirne con lui.
I nostri figli possono affrontare questi argomenti con grande facilità se noi facciamo lo stesso.

Chi deve parlarne?

In materia di educazione sessuale vi sono alcuni argomenti che fanno parte di competenze più comuni e diffuse. Altri sono più specialistici.

Nel dare informazioni di anatomia e fisiologia è importante essere chiari e precisi.

Se ci si sente impreparati si può anche far ricorso a testi.

Esistono anche dei dvd corredati di opuscoli esplicativi. Tutto questo vale per gli aspetti più informativi della materia. Non dimentichiamo, però, che l’educazione sessuale non consiste solo in questo.

Fare educazione sessuale significa, infatti, affrontare anche la dimensione emotiva della sessualità. A questo proposito, dobbiamo ricordare che l’esempio è la più efficace forma di insegnamento. E soprattutto è efficace la coerenza tra quello che insegniamo a parole e il modo in cui ci comportiamo.

Per esempio sarebbe contraddittorio insegnare che il sesso è una cosa bella (esperienza di piacere fisico che diventa ancora maggiore se vissuta all’interno di un legame affettivo) e poi, con gli altri adulti, davanti ai figli, raccontare barzellette volgari, usare parolacce relative alla sessualità o fare apprezzamenti estetici pesanti.

Il pudore

Affrontare questo argomento è molto importante perché consente di non fraintendere quanto finora detto.

Affermare l’importanza del fornire ai bambini informazioni chiare e veritiere sulla sessualità non equivale a dire che li si debba rendere partecipi della nostra vita sessuale.

E’, quindi, molto importante garantirci intimità e privacy.

Avere pudore della nostra intimità.

Educando, così, con il nostro esempio, i bambini al pudore. 

Pudore che ha a che fare con il rispetto di sé e la pretesa di rispetto dagli altri.

L’educazione al pudore avviene, per esempio, anche comunicando al bambino che è preferibile non esporre immotivatamente le sue parti intime, non perché si tratti di qualcosa di brutto o sporco, ma perché si tratta di aspetti molto personali e privati.

Nello stesso tempo potremo trasmettere concretamente questo messaggio reagendo con tranquillità se capitasse che nostro figlio ci veda nudi (in questo modo gli comunicheremo la naturalezza della cosa) ma evitando di esibire la nudità, ad esempio, girando abitualmente nudi per casa.

Educare al pudore significa anche rispettare quello del bambino. Anche a questo proposito mi torna utile un esempio autobiografico.

Quando mio figlio minore usciva dall’asilo, lo trovavo puntualmente sbracato. Prima di mettergli il cappotto, davanti agli armadietti, nell’atrio, in presenza di altri compagni e genitori, avevo l’abitudine di abbassargli leggermente mutandine e pantaloni per sistemarlo.
Finché, un giorno, ha manifestato sentimenti di vergogna: si è rialzato velocemente i pantaloni guardandosi attorno con aria furtiva e dicendomi con tono di rimprovero: “Mamma!”.

Sacrosanta obiezione da parte sua!

Un’altra situazione che mi sembra esemplare è quella della spiaggia. Qui possiamo educare al pudore e rispettare il pudore dei bambini facendo indossare loro il costume, anche da piccoli. Non dimentichiamo, inoltre, che, così facendo, tuteliamo il corpo del nostro bambino da occhi indiscreti (mi riferisco ancora al rischio di pedofilia) nello stesso modo in cui tuteleremmo una figlia adolescente, ad esempio, facendole notare che non sarebbe cauto viaggiare da sola, la sera, sui mezzi pubblici vestita in maniera provocante.

La svolta: l’adolescenza

Arriva, poi, l’adolescenza: un periodo di grandi trasformazioni e conseguente confusione. Compaiono i caratteri sessuali secondari. Nelle ragazze: seno, fianchi più larghi, mestruazioni. Nei maschi: barba, cambiamento della voce, allargamento delle spalle. La pelle si riempie di brufoli.Le pulsioni sessuali esplodono e fanno sì che i figli inizino a vedere i propri genitori come esseri sessuati. Anch’essi soggetti e oggetti di desideri sessuali.

Questa nuova consapevolezza comporta un cambiamento nei rapporti genitori-figli: una presa di distanza di questi ultimi dai primi. Un abbandono di quell’intimità e vicinanza fisica che prima era gradevole e che, ora, diventa fastidiosa.

Spesso, il pensiero che anche i genitori abbiano fantasie, desideri ed una vita sessuale è a tal punto fastidioso e disturbante che, per difesa, i figli tendono a negarne la possibilità.

Diventa, a questo punto, più difficile parlare di sessualità con i genitori. La capacità di affrontare con facilità l’argomento, che i bambini dimostrano, se anche noi sappiamo essere calmi e sereni, non è, dunque, eterna. E’ opportuno, quindi, coglierla al volo.

BIBLIOGRAFIA
Veglia, F. (2005), Manuale di educazione sessuale volume 1 e 2. EricksonVeglia, F. (2003), C’era una volta la prima volta. EricksonPepe, G. (a cura di), L’albero della vita. Fonit Cetra
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